mercoledì 14 dicembre 2011

Per una volta... promuoviamo l'assenteismo dal lavoro?

In un periodo come questo, in cui l'assenteismo dal lavoro aumenta esponenzialmente, a causa delle patologie invernali, è uscito uno studio condotto in Canada secondo il quale, l'accanirsi nel voler andare al lavoro anche quando si è malati è controproducente.
Non parliamo solo in termini di “contagio”, quindi del fatto che il soggetto recandosi ugualmente sul posto di lavoro, porta con sé un bagaglio di virus non indifferente, ma anche del disturbo che si crea ai colleghi.
Non è la prima volta che viene condotto uno studio del genere, già qualche mese fa, alcuni ricercatori dell'Università del Michigan hanno affrontato questo argomento, dimostrando che, il costo del recarsi comunque al posto di lavoro se si sta poco bene, in termini di produttività, si triplica rispetto allo stare a casa qualche giorno.
Bizzarro, dal momento che si parla sempre di assenteismo sul lavoro e di quanto questo sia nocivo sia in termini di costi che di fastidio causato ai colleghi, anche se involontariamente.
Lo studio è stato condotto su un campione di 444 individui, prevalentemente persone che lavorano in equipe, e ha dimostrato quanto il presenzialismo sia effettivamente dannoso; se da una parte, il voler lavorare a tutti i costi è sicuramente gratificante, specialmente perchè non si creano disagi ai colleghi e viene legittimato il pensiero positivo dato dall'affermare la propria mansione e l'importanza personale nello svolgerla, dall'altra parte ci sono altri fattori che compromettono la qualità del lavoro svolto, quali il nervosismo che si sviluppa per il dover affrontare una giornata di lavoro in condizioni fisiche non ottimali. L'ansia dovuta al pensare di poter essere penalizzati se si sta a casa qualche giorno per riprendersi, genera alla fine un calo evidente nel rendimento.
Secondo i ricercatori canadesi, gioca un ruolo importante il datore di lavoro. In un ambiente dove il capo tende a rimproverare o a penalizzare l'impiegato che prende qualche giorno di malattia, si nota un assenteismo veramente basso, ma una scarsa qualità del lavoro, una bassa concentrazione e un alto tasso di nervosismo, senza contare il contagio che facilmente avviene quando si lavora gomito a
gomito con un malato.
Quindi, lo stare a casa in questo periodo, in cui cominciano le influenze stagionali, non è segno di pigrizia o di scarso attaccamento al lavoro, al contrario è puro e semplice buon senso. Buon senso per rispetto della propria salute e dell'ambiente lavorativo. E' ovvio che un banale raffreddore non è un motivo sufficiente per stare a casa una settimana, ma lo è anche il fatto che un banale raffreddore, se trascurato, può portare a una serie di altri problemi che possono concludersi in un' assenza molto più prolungata.

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